Programma di ricerca

I temi di ricerca che affronto attengono:

  1. allo studio dei processi produttivi, di product design e ai processi di
    innovazione in una logica di cambiamento organizzativo e istituzionale;
  2. all’analisi dei processi di sensemaking collegati alle implicazioni organizzative
    e strategiche della prospettiva knowledge-based;
  3. al più ampio problema del superamento del rapporto tra agency e structure
    nelle scienze sociali e all’emergere di istituzioni e mercati come “costruzioni
    collettive”;
  4. più in generale, al ruolo “trasformativo” delle pratiche di management (con
    particolare riferimento alle pratiche di marketing e dei processi di consumo)
    come fenomeni storicamente e socialmente situati, vale a dire “tecnologie”
    culturalmente sensibili all’interpretazione e alla traduzione che ne viene fatta
    dagli attori in gioco, contribuendo in questo modo a dare forma al contesto
    socio-culturale in cui tali pratiche sono organicamente inserite.

I contesti empirici in cui si concentra la mia attività scientifica riguardano
organizzazioni definibili “knowledge intensive”:

  1. il management delle organizzazioni artistico-culturali (nel caso delle visual e
    performing arts), le problematiche dei modelli di gestione delle istituzioni
    pubbliche per la produzione culturale, il rapporto tra istituzioni culturali e
    pubblici nella prospettiva della “Consumer Culture Theory-CCT”);
  2. lo sviluppo dei contesti territoriali, il ruolo del design e della creatività
    nell’emergere dei modelli imprenditoriali e nello sviluppo dei processi di
    istituzionalizzazione (con il concetto di “design” inteso come
    “rappresentazione di un progetto culturale” in una prospettiva di cambiamento
    organizzativo e di innovazione istituzionale);
  3. le dinamiche organizzative e gestionali di laboratori di ricerca e organizzazioni science-based (con riferimento al settore delle “life sciences” e alle biotecnologie), introducendo le prospettive dei “Science and Technology Studies-STS”, della “Social construction of technology” e della sociologia economica e dei mercati.

Oggetto di ricerca e contesti di analisi prevaIenti permettono di raggruppare in tre filoni principali i progetti di ricerca attualmente in corso:

1-Knowledge-based view of the firm;

2A-Institutions & Networks e 2B-Narrating the Organization;

3-Marketing Research & Consumer Behaviour 

Benché distinti
più per comodità e per cercare di dare una parvenza d’ordine in un paesaggio che risulterebbe altrimenti ancor più complicato da esplorare, essi sono
intimamente intrecciati. Il lettore consideri questo tentativo di sintesi come una sorta di portolano, libero di utilizzare questa “guida alla lettura” come meglio
crede; e, eventualmente, libero di provare a trovare i legami più o meno evidenti che sembrano manifestarsi nel mio attuale percorso di ricerca. A tal
proposito ho voluto esplicitare un quarto frame, genericamente intitolato Social Research Methods, in cui mi esprimo sulle metodologie di ricerca che
prevalentemente utilizzo nelle mie indagini. 

SOCIAL RESEARCH METHODS

Nei più vari ambiti di ricerca, il principale filo conduttore all’intero di ogni discorso scientifico è costituito dalle modalità attraverso cui i problemi vengono
formulati e dalle procedure per risolvere tali problemi. Un “paradigma” (à la Kuhn) o un “programma di ricerca” (à la Lakatos) viene costruito attraverso i
tentativi di sistematizzare i fenomeni all’interno di una costruzione teorica che manifesterà una sua struttura e validità solo col tempo.

Il primo e più importante filo conduttore o chiave di lettura comune tra i filoni di ricerca che propongo è costituito dalle scelte “sulla maniera più adatta a
praticare la scienza e a farla procedere”, vale a dire sui processi attraverso cui queste indagini sono portate avanti. Per processo non intendo solo l’utilizzo
di specifici “strumenti” metodologici (ricerche che, genericamente, potrebbero essere definite di stampo “qualitativo”). La questione vorrebbe essere
finanche più complessa. La “coerenza” scientifica che rincorro nelle mie ricerche è quella che collega tra loro gli elementi di una catena imprescindibile e
necessaria vale a dire basi epistemologiche, teoriche, metodologiche ed empiriche distintive di un programma di ricerca.

In questi termini si spiega il principale background epistemologico delle mie indagini: il tentativo di trovare un possibile percorso comune tra la tradizione
fenomenologica e quella del costruttivismo sociale (questa figura è tratta dal saggio di Gibson Burrell, in Clegg e Hardy 1999). Le fig. 1a e fig. 1b costituiscono ulteriori interessanti rappresentazioni del collegamento tra l'evoluzione delle teorie di impresa e le prospettive epistemologiche sottostanti i vari filoni di indagine negli studi di management: in calce alle figure trovate la citazione completa dei saggi di Barbara Di Bernardo e di Enzo Rullani da cui
sono tratte; ed entrambi i saggi forniscono delle lucide riflessioni sulle problematiche di metodo che si devono affrontare accostandosi in modo consapevole
alle nostre discipline.

La predilezione per tali tradizioni di ricerca negli studi di organizzazione e di management rispecchia la natura delle domande di ricerca sui fenomeni
oggetto di indagine. Le definizione dei problemi di ricerca e dei relativi processi di analisi trova così collocazione a cavallo tra studi di management, di
sociologica, di antropologia e di psicologia sociale, portando ad utilizzare in modo interdiplinare differenti tecniche di raccolta dei materiali (definibili solo in
prima approssimazione di tipo "qualitativo") e specifici processi di elaborazione e di analisi (sostanzialmente di stampo "interpretativista"):

  • il case study e lo storytelling per l’analisi del simbolismo organizzativo e degli approcci socio-culturali;
  • l’etnometodologia per abbracciare la strategia di ricerca della Actor-Network Theory (ANT);
  • le strutture semio-narrative e discorsive nonché la logica della cooperazione interpretativa per adottare la semiotica strutturale e interpretativa, e per
    introdurre la prospettiva del narrative knowing.

Qui di seguito propongo alcuni materiali che richiamano specifici programmi di ricerca coerenti con i filoni di indagine presentati nei punti successivi:

  • il saggio introduttivo di Sidney J. Levy nel bel manuale curato da Russell Belk (Belk 2006);
  • l’articolo di Eric J. Arnould e Craig J. Thompson che ha etichettato per la prima volta la prospettiva della Consumer Culture Theory (Arnould,
    Thompson 2005);
  • due interessanti saggi di Karl E. Weick sul processo di teorizzazione negli studi organizzativi (Weick 1989; 2005);
  • un estratto dal libro di Bruno Latour che problematizza, da par suo, l’adozione della prospettiva della ANT (Latour 2005).

Qualche riferimento bibliografico (sebbene senza pretese di completezza) può tornare utile a inquadrare questi aspetti metodologici:

  • Belk R. (ed.), (2006), Handbook of Qualitative Research Methods in Marketing, Edward Elgar Publishing
  • Clegg S.R., Hardy C. (1999), Studying Organization. Theory & Method, Sage.
  • Czarniawska B. (1997), Narrating the Organization. Dramas of Institutional Identity, The University of Chicago Press. 
  • Denzin N.K., Lincoln Y.S. (2005), The Sage Handbook of Qualitative Research, Sage.
  • Latour B. (2005), Reassembling the Social. An Introduction to Actor-Network-Theory, Oxford University Press. 
  • Mills A.J. et al. (2010), Encyclopedia of Case Study Research, Sage.
  • Weick K.E. (1979), The Social Psychology of Organizing, 2^ ed., Addison-Wesley.
  • Weick K.E. (1995), Sensemaking in Organizations, Sage.

In termini operativi, le scelte di metodo richiamate impattano notevolmente sulle procedure di ricerca e sulle modalità di lavoro sul campo: a cavallo del
periodo 2009-2014
, ad esempio, sono individuabili tre principali temi di ricerca (l’organizzare/integrare la filiera produttiva dello spettacolo dal vivo, il
possesso/identità del consumatore e i processi di branding, i processi di distrettualizzazione/istituzionalizzazione del trasferimento tecnologico e dei
processi di tutela e valorizzazione dei beni culturali) che sono collegabili a diversi “studi pilota”, tutti di stampo etnografico (il concetto di “Teatro popolare” e
il caso del “Festival di Avignone”, la riforma del sistema regionale di finanziamento pubblico alla cultura, il fenomeno letterario di “Tiziano Terzani”, la nascita
del distretto “biotech” del Friuli Venezia Giulia e l’organizzare la valorizzazione del/nel sito archeologico Unesco di Aquileia). La formula dello “studio
pilota”
permette di organizzare l’attività di ricerca incrociando oggetto di indagine e contesto di ricerca, rendendo possibile lavorare
contemporaneamente su più “siti”: ma una indagine etnografica attenta non si caratterizza solo per la dimensione spaziale ma anche per quella temporale.

In ciascuno degli studi pilota richiamati, questa dimensione temporale emerge in molte delle sue possibili varianti, ad esempio: i) una ricerca che è
terminata per quanto concerne la fase di lavoro sul campo e di raccolta del materiale (durata circa 7 anni) ma che necessita di una specifica fase
interpretativa attualmente in progress (il “caso di Avignone”); ii) una indagine che può definirsi completata tanto nella fase “sul campo” che in quella di
interpretazione (per un periodo complessivo di 5 anni), tanto da cominciare a produrre “risultati” in termini di pubblicazioni (i cultural codes of branding e il
processo di branding dell’esperienza culturale che ruota attorno alla figura di Tiziano Terzani) alimentando lo sviluppo di ulteriori filoni di indagine (ad es.: i
social movements e i modelli di collective action per innescare processi di avversione al consumo e resistenza del consumatore); iii) una analisi con un
doppio contesto di ricerca (distretto “biotech” e sito culturale Unesco) che ha permesso di sovrapporre le fasi di “lavoro sul campo” (non particolarmente
lunghe: tra i due e i tre anni) e quella di interpretazione del materiale raccolto, tanto da offrire fin d’ora lo spunto per la produzione di pubblicazioni (al
momento, in corso di stesura) su specifici aspetti della ricerca (vale a dire: la gestione/valorizzazione di due “commons” molto particolari, la ricerca
scientifica e i beni culturali, attraverso l'emergere di forme organizzative e di processi di innovazione istituzionale non “consonanti” con ciò che era
oggetto della gestione).

Inoltre, il collegamento tra basi epistemologiche e prospettive teoriche indirizza fortemente la scelta delle mie strategie di ricerca. Tanto il narrative
knowing
quanto l’Actor-Network Theory (o sociologia della traslazione) permettono di approcciare da prospettive diverse il problema generale della
relazione tra human subjects (agenti) e societal objects (strutture), trattando differenti aspetti nei diversi progetti di ricerca in corso, con riguardo: al filone
knowledge-based; alle prospettive dell’institutional work e dell’institutional logics; e alle ricerche sulla Consumer Culture Theory (CCT) nella prospettiva dei
working consumers (o del “lavoro immateriale dei consumatori”). 

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