Chiara Giuntini

La dolorosa e improvvisa scomparsa di Chiara Giuntini mi induce a pubblicare qui questo breve profilo della illustre studiosa e cara amica, che ha insegnato nel nostro Ateneo per più di venticinque anni.

Chiara Giuntini (1950-2013) si laureò in filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze nel 1973. Allieva di Paolo Rossi, lavorò nella Università di Firenze dal 1974 al 1987 inizialmente come borsista CNR, quindi come assistente incaricata alla cattedra di Storia della filosofia e poi come ricercatrice. Vincitrice di concorso a professore di I fascia, prese servizio come professore straordinario di Storia della filosofia presso l'Università di Udine, nel febbraio 1987. Nel 1991 ottenne la conferma a professore ordinario. Ha insegnato Storia della filosofia fino al 1999 presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere, poi presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell'università di Udine. Ha ricoperto l'incarico di Direttore dell'Istituto di Filosofia e Pedagogia dal 1993 al 1995, di Direttore del Dipartimento di Filosofia dal 1996 al 1997 e dal 1999 al 2003. Fu eletta presidente del corso di laurea in Filosofia e teoria delle forme alla attivazione del corso di laurea nel 2005 e rimase in carica fino al 2007. Era decano del Dipartimento di Studi Umanistici.

Chiara Giuntini ha svolto con continuità ricerche sulla cultura filosofica moderna, specialmente in relazione al pensiero britannico dal Seicento all'Ottocento. Si è dedicata con particolare attenzione a ricostruire i rapporti fra filosofia, psicologia e teoria della conoscenza dall'età di Locke al positivismo. Ha studiato la tradizione e le interpretazioni dell'empirismo dal Settecento all'età contemporanea; le fonti e gli sviluppi del materialismo eterodosso (Toland, Collins) e del materialismo di matrice teologica (da Locke a Hartley e Priestley). Si è inoltre occupata del problema della tolleranza nella cultura moderna e del rapporto fra scienza e teologia in alcuni protagonisti della cultura filosofica inglese, come Locke e Newton. Più di recente aveva lavorato sulle interpretazioni di Spinoza nel primo Settecento, sulla ricezione lockiana della filosofia di Malebranche e sul dibattito in merito ad attenzione e coscienza intrattenuto da Ward e Bradley sulle pagine di "Mind".

Uno dei suoi primi importanti lavori fu l’ampia monografia su Toland, dal titolo Panteismo e ideologia repubblicana, che uscì per i tipi del Mulino nel 1979. Più di vent’anni dopo, nel 2002, Chiara Giuntini pubblicò per i Classici di filosofia Utet l’edizione delle Opere di Toland, da lei introdotte, tradotte e annotate. Sempre nel 1979 comparve da Loescher il volume Scienza e Società in Inghilterra: dai puritani a Newton, un’antologia utilissima che presentava molti autori britannici del Seicento all’epoca ben poco noti in Italia. Il suo studio di maggior rilievo è senz’altro La Chimica della Mente: associazione delle idee e scienza della natura umana da Locke a Spencer, comparso nel 1995, un volume molto apprezzato dagli specialisti del pensiero britannico. Negli ultimi anni Chiara Giuntini stava lavorando a una monografia su Locke, che ha fortunatamente portato a compimento prima della scomparsa e che il nostro Dipartimento si impegnerà a pubblicare quanto prima.

Personalità dotata di un forte spirito critico e autocritico, Chiara Giuntini aveva un orientamento che definirei neo-illuministico e scettico. Del tutto refrattaria alla retorica, ai miti ideologici, alle forme di pensiero paradossali e irrealistiche, era immune da ogni simpatia per le mode culturali e per le effimere e presunte novità teoretiche, nelle quali sapeva cogliere la riproposizione sotto nuova veste di temi largamente presenti nella storia del pensiero. Il suo autore prediletto è stato David Hume e della intelligenza analitica humiana si riconoscono facilmente i tratti nelle sue indagini storico-critiche. La sottigliezza argomentativa e l'attenzione per le distinzioni concettuali sono evidenti a chiunque legga anche solo poche pagine dei saggi e dei libri che Chiara Giuntini ci ha lasciato. Quanto alla sua eredità umana e morale, il miglior commento è il silenzio memore e rispettoso, e l'impegno ad agire secondo i principi che hanno sempre ispirato la sua condotta.